Bolloré verso nuovi guai per Mediaset-Vivendi
Il finanziere potrebbe aver usato lo stesso sistema con cui attaccò la ex Premafin di Ligresti

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Così almeno sembra quando c'è di mezzo Vincent Bolloré, il finanziere bretone sotto inchiesta con l'accusa di aggiotaggio nella vicenda Mediaset versus Vivendi, il gruppo di cui è presidente e socio principale.

Indagando sulla vicenda, i magistrati hanno rispolverato un fascicolo vecchio di anni: è il dossier Premafin, la holding della famiglia Ligresti (poi finita nella galassia Unipol) che Bolloré tentò di scalare tra settembre e ottobre del 2010, quando per mezzo di due finanziarie di famiglia, Financière du Perguet e Financière de l'Odet, riuscì a mettere le mani sul 5% di Premafin con un picco del 26% delle quotazioni. Un attacco ostile in piena regola, avvenuto alla vigilia dell'offerta Groupama. Ma, soprattutto, condotto manipolando il mercato allo scopo di fissare il prezzo dei titoli Premafin «a un livello artificiale», fornendo «indicazioni false e fuorvianti» sul loro reale valore. Il virgolettato è da attribuire all'Ufficio insider trading della Consob, dopo aver chiuso l'indagine sull'andamento anomalo delle quotazioni a Piazza Affari dell'ex società dei Ligresti. Al tirar di somme, l'organismo di vigilanza aveva inflitto al raider una sanzione record da tre milioni, stabilito la sua interdizione per 18 mesi da cariche in società quotate italiane e presentato un esposto alla Procura di Milano. Che però non aveva avuto alcun seguito.

Dopo essere finito nel dimenticatoio, l'esposto è però rispuntato ed è ora sotto la lente dei magistrati. L'obiettivo è capire se Bolloré abbia usato anche per l'attacco a Mediaset lo stesso modus operandi del caso Premafin. Le analogie, peraltro, sembrano non mancare. Quando Vivendi aveva rifiutato di rispettare l'accordo vincolante col gruppo di Cologno Monzese - lasciando intendere che la situazione finanziaria di Premium fosse peggiore di quanto dichiarato - Mediaset era crollata in Borsa e i francesi ne avevano rastrellato le azioni. La prova, secondo il Biscione e la sua holding Fininvest, che si è trattato di un piano premeditato per avviare a prezzo di sconto la scalata ostile.
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